Donne che ci ispirano: 10 domande a donne manager
Rosalinda Grandinetti
“Se una mattina ti ritrovi un bel sorriso stampato sul viso e voglia di aprirti a tutto quello che verrà, prova a guardare per un attimo dietro le tue spalle: potresti scoprire di aver già buttato un bel po’ di asfalto!”
Ciao, presentati ai nostri lettori. Raccontaci di te, chi sei, cosa fai e come sei riuscita a raggiungere la tua posizione lavorativa attuale?
Sono Rosalinda e ho 32 anni. Sono impiegata come Assistente di Direzione presso Ness S.p.A. Società Benefit, che fornisce da anni servizi di natura ingegneristica, energetica ed ambientale a clienti pubblici e privati. La mia posizione attuale, come ogni mia esperienza lavorativa, è frutto di un percorso di crescita iniziato due anni fa con il supporto e l’affiancamento di leader, colleghe e colleghi che hanno apportato al mio bagaglio professionale sfumature nuove e stimolanti.
Com’è la sua giornata in azienda?
Ogni giorno è sempre diverso (per fortuna, a mio parere): il mio lavoro attuale è molto dinamico dal momento che la mia agenda si adatta agli impegni del Ceo e alle relazioni dell’intero ufficio con la vasta mole di clienti e professionisti che ruotano intorno all’azienda. Il calendario può variare tempestivamente dall’organizzazione di un meeting, alla cura della contrattualistica da sottoporre a un cliente, alla preparazione di una trasferta di lavoro, alla redazione di un atto amministrativo fino al semplice smistamento della posta in entrata e in
Quanto ti si addice la definizione di “donna in carriera”?
Poco o molto poco. Nel mio percorso ho sempre scelto piuttosto che scalare gradini, di sentirmici sempre a mio agio, di abbellirli con formazione professionale profonda e continua in quanto non amo particolarmente i professionisti che si definiscono tali “improvvisando” competenze. Dico sempre che se ognuno facesse del proprio meglio nel suo lavoro, qualunque esso sia, in termini di responsabilità in primis, e poi in termini di studio, sarebbe un mondo migliore. Le “donne in carriera” che conosco hanno seguito un percorso lineare, avendo ben chiaro in mente, a partire dalla scelta del percorso di studi, dove volevano arrivare. Io mi considero piuttosto una donna che ama conoscere (a volte per senso del dovere, spesso per pura curiosità) ogni campo, che ama sperimentare e mettersi alla prova di continuo. Certo, delle volte questo ha significato raggiungere delle posizioni più “alte” in alcuni settori in cui ho lavorato, ma non mi ha mai fossilizzato in un percorso segnato e dettato da ruoli da raggiungere a tutti i costi. Se fossi una “donna in carriera” nel senso generale del termine, sarei pienamente soddisfatta solo al raggiungimento di un target stipendiale o all’affidamento di un ruolo di maggior rilievo; in questo momento, posso dire che la mia soddisfazione personale deriva anche da un mix di valori che include relazioni professionali e personali, da come reagisco alle sfide quotidiane, da quanto tempo di qualità riesco a dedicare alla mia famiglia e ai miei amici, da quanta stima e fiducia ricevo da un collega di lavoro, da quanto supporto posso dare agli altri. La fame di carriera, in alcuni, può offuscare la vista senza consapevolezza di ciò. Metaforicamente, la “donna in carriera” guida su un’autostrada senza guardarsi attorno; io cerco piuttosto di godermi il paesaggio; di fare deviazioni continue per stradine sterrate solo per gustarmi un campo in fioritura o per parlare con i vecchietti seduti al bar a giocare a carte e a raccontare le loro storie; spesso, mi hanno emozionato e motivato più del bilancio annuale di una società gestita da una donna o uomo “in carriera”.
Secondo la tua esperienza, c’è bisogno oggi di acquisire competenze in leadership femminile?
Ma ancor più importante, per la controparte maschile, acquisire le competenze di osservazione, accettazione (e perché no) sincera STIMA della bellissima diversità insita in noi donne con cui possiamo gestire con altrettanta competenza situazioni, aziende, persone.
In questo momento qual è il suo obiettivo prioritario?
Sono impegnata in un percorso di studi rappresentato dal Master in Business Administration di Executy che è quasi giunto al termine. L’obiettivo più prossimo è applicare le metodologie apprese al mio lavoro
La leadership femminile è diversa da quella maschile?
L’unica diversità che vedo io sta in termini di impegno: non in senso propriamente lavorativo o di capacità di gestione, quanto nell’onere, a carico della donna, di dover lavorare il doppio per accertarsi di essere sempre rispettata al pari di un collega uomo. Una minima défaillance della donna è facile venga imputata alla sua vita personale (come madre, moglie, amante e così via). Sì, nel Ancora…
Che cosa ti rende fiera?
La mia capacità di cadere quotidianamente e di rialzarmi sempre; la mia forza nell’ottenere tutto ciò che mi prefiggo; il rispetto per gli altri che mantengo, nonostante questa forza.
Quale consiglio daresti alle donne del futuro che vogliono seguire la tua stessa carriera?
Beh, la mia carriera ha spaziato da più di dieci anni come Mediatrice linguistico-culturale per numerosi centri di accoglienza richiedenti asilo e rifugiati del territorio, all’interprete per Tribunali e Procure, all’insegnante di inglese, all’insegnante di italiano per discenti madrelingua arabi, all’assistente di direzione per una società d’ingegneria! La mia non è una carriera classica ed è bellissimo così! Consiglio di non avere fretta, di non disperare mai perché ogni esperienza insegna. Consiglio di lavorare duro, di studiare tantissimo perché la formazione è la chiave di tuto. Consiglio di permettersi di sbagliare altrettanto, di allontanare i sensi di colpa e di ricordarsi di essere orgogliose di sbagliare: solo chi non FA non sbaglia mai.
Il segreto per lavorare bene con il proprio team?
Abbassare le difese e mostrarsi con i propri difetti (la finzione allontana le relazioni, anche sul lavoro); riconoscere i punti di forza nell’altro e incanalarli in una gestione armoniosa del carico di lavoro; collaborazione (non avere paura di dire al/la tuo/a collega: “Non so farlo. Mi aiuti?”), riconoscimento dei propri limiti, rispeto delle gerarchie e delle procedure; bandire l’invidia (sì, l’invidia!) e concentrarsi sul raggiungimento della migliore versione di sé
Come si individua la propria strada?
Forse sono la persona sbagliata a cui chiedere.. Ma se una mattina ti ritrovi un bel sorriso stampato sul viso e voglia di aprirti a tutto quello che verrà, prova a guardare per un attimo dietro le tue spalle: potresti scoprire di aver già buttato un bel po’ di asfalto!